giovedì 12 luglio 2012
sabato 7 luglio 2012
Casa della Speranza invita...
Continua il precorso di collaborazione di Casa della Speranza con la Galleria Marconi di Cupra Marittima, un connubio magico fra Arte e Sociale, con …A Amore.. Vi
porta nuovamente in Africa attraverso l’utilizzo di immagini, colori
ed oggetti dell’artigianato ,parlando delle donne, e del ruolo che loro
rivestono in quella terra così bella ma così problematica,qual’è l’area
Sub-Sahariana,ed in particolar modo nel nostro caso,nel Nord Uganda.
Ospiti nel caledoscopico mondo di Mazzumaja festival 2012 la mostra vuole rappresentare un punto di riflessione. senza la presunzione di cambiare il mondo ma con il diritto di sognare.
Grazie
alla sensibilità e sostegno di molti i sogni sono diventati realtà
tangibili, importanti progetti sono stati realizzati nella missione di Atanga dove è parroco il nostro amico Don Ciprian, in particolar modo il centro medico appena ampliato con l’apertura da alcuni mesi di una nursery che insieme alla medicheria già esistente da anni è l’unico punto di riferimento per la popolazione locale.
Parlare
della condizione della donna in Africa non è certo questione da poco,
non lo è mai parlare della donna, e l’argomento si fa ancor più
complesso quando le realtà da considerare e trattare sono tanto
frammentate e diversificate.
Donna
come lavoratrice, dunque, comunque e sempre; non esiste, in Africa,
donna che non lavori, la sua è una forza doppiamente produttiva, come
donna madre-nutrice e come donna produttrice.
Cambiano
i ruoli, forse, cambiano i rapporti familiari (in parte), la religione e
il suo peso all’interno della comunità, ma ciò che resta invariata è
l’importanza e il significato del ruolo femminile.
Per
quanto un diverso peso possano avere le leggi consuetudinarie e
religiose dei diversi Stati, va subito detto che il ruolo della donna
africana è, ovunque e comunque, insostituibile: è responsabile della
casa e della famiglia, dell’educazione dei figli e così come la parte
del lavoro di sussistenza che ha luogo entro il territorio domestico.
Per
quanto solo raramente e difficilmente riconosciute oltre il loro ruolo
di mogli e madri, resta il fatto che l’Africa sub-sahariana è una delle
regioni al mondo in cui le donne, indipendentemente dall’età, lavorano
di più e, elemento da non sottovalutare, a tale forza economica non
corrisponde, se non in parte minima, un potere sociale e politico.
Nonostante
questo, però, ci sono casi, alcuni veramente eclatanti, in cui le donne
sono riuscite ad aggirare la dura legge locale e a ricoprire ruoli
importanti.
Sono però ancora troppe le donne soffocate, e rese invisibili da una società consuetudinaria di impronta maschile.
La
situazione di vita, prima ancora che lavorativa (anche se i confini si
fanno sempre più sfumati) delle donne è una realtà dura e difficilmente
risolvibile poiché anche quando si rendono conto di quali sono i propri
bisogni in termini medici e nutrizionali, le donne spesso non possono
fare nulla per provvedere, perché le loro primarie necessità ( cibo e
cure) sono sempre secondarie rispetto a quelle del resto della famiglia.
Lavoratrici
invisibili, senza retribuzione, senza diritto alla terra, alla
proprietà, al credito, all'eredità,ai diritti sociali alle cure mediche.
Vi aspettiamo nei locali di Palazzo Pascoli, Piazza Luzi in Comunanza Vecchia.
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